venerdì 2 giugno 2017

Buon compleanno alla Repubblica Italiana!

Auguri Repubblica Italiana!


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martedì 30 maggio 2017

Siate affamati, siate folli. Il discorso di Steve Jobs alla Stanford University nel 2005




Siate affamati, siate folli


"...La mia seconda storia è a proposito dell'amore e della perdita. Sono stato fortunato: ho trovato molto presto che cosa amo fare nella mia vita. Woz e io abbiamo fondato Apple nel garage della casa dei miei genitori quando avevo appena 20 anni. Abbiamo lavorato duramente e in 10 anni Apple è cresciuta da un'azienda con noi due e un garage in una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. L'anno prima avevamo appena realizzato la nostra migliore creazione - il Macintosh - e io avevo appena compiuto 30 anni, e in quel momento sono stato licenziato. Come si fa a venir licenziati dall'azienda che hai creato? Beh, quando Apple era cresciuta avevamo assunto qualcuno che ritenevo avesse molto talento e capacità per guidare l'azienda insieme a me, e per il primo anno le cose sono andate molto bene. Ma poi le nostre visioni del futuro hanno cominciato a divergere e alla fine abbiamo avuto uno scontro. Quando questo successe, il Board dei direttori si schierò dalla sua parte. Quindi, a 30 anni io ero fuori. E in maniera plateale. Quello che era stato il principale scopo della mia vita adulta era andato e io ero devastato da questa cosa. Non ho saputo davvero cosa fare per alcun imesi. Mi sentivo come se avessi tradito la generazione di imprenditori prima di me - come se avessi lasciato cadere la fiaccola che mi era stata passata. Incontrai David Packard e Bob Noyce e tentai di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Era stato un fallimento pubblico e io presi anche in considerazione l'ipotesi di scappare via dalla Silicon Valley. Ma qualcosa lentamente cominciò a crescere in me: ancora amavo quello che avevo fatto. L'evolvere degli eventi con Apple non avevano cambiato di un bit questa cosa. Ero stato respinto, ma ero sempre innamorato. E per questo decisi di ricominciare da capo. Non me ne accorsi allora, ma il fatto di essere stato licenziato da Apple era stata la miglior cosa che mi potesse succedere. La pesantezza del successo era stata rimpiazzata dalla leggerezza di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi liberò dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creatvi della mia vita. Durante i cinque anni successivi fondai un'azienda chiamata NeXT e poi un'altra azienda, chiamata Pixar, e mi innamorai di una donna meravigliosa che sarebbe diventata mia moglie. Pixar si è rivelata in grado di creare il primo film in animazione digitale, Toy Story, e adesso è lo studio di animazione più di successo al mondo. In un significativo susseguirsi degli eventi, Apple ha comprato NeXT, io sono ritornato ad Apple e la tecnologia sviluppata da NeXT è nel cuore dell'attuale rinascimento di Apple. E Laurene e io abbiamo una meravigliosa famiglia. Sono sicuro che niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato licenziato da Apple. E' stata una medicina molto amara, ma ritengo che fosse necessaria per il paziente. Qualche volta la vita ti colpisce come un mattone in testa. Non perdete la fede, però. Sono convinto che l'unica cosa che mi ha trattenuto dal mollare tutto sia stato l'amore per quello che ho fatto. Dovete trovare quel che amate. E questo vale sia per il vostro lavoro che per i vostri affetti. Il vostro lavoro riempirà una buona parte della vostra vita, e l'unico modo per essere realmente soddisfatti è fare quello che riterrete un buon lavoro. E l'unico modo per fare un buon lavoro è amare quello che fate. Se ancora non l'avete trovato, continuate a cercare. Non accontentatevi. Con tutto il cuore, sono sicuro che capirete quando lo troverete. E, come in tutte le grandi storie, diventerà sempre migliore mano a mano che gli anni passano. Perciò, continuate a cercare sino a che non lo avrete trovato. Non vi accontentate".

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www.focus.it/scienza/scienze/steve-jobs-1956-2011-siate-affamati-siate-folli

domenica 26 marzo 2017

Il pianto della scavatrice, 1956, Pier Paolo Pasolini

Da "Il pianto della scavatrice" del 1956, di Pier Paolo Pasolini


 Nella vampa abbandonata
    del sole mattutino - che riarde,
    ormai, radendo i cantieri, sugli infissi
     
    riscaldati - disperate
    vibrazioni raschiano il silenzio
    che perdutamente sa di vecchio latte,
     
    di piazzette vuote, d'innocenza.
    Già almeno dalle sette, quel vibrare
    cresce col sole. Povera presenza
     
    d'una dozzina d'anziani operai,
    con gli stracci e le canottiere arsi
    dal sudore, le cui voci rare,
     
    le cui lotte contro gli sparsi
    blocchi di fango, le colate di terra,
    sembrano in quel tremito disfarsi.
     
    Ma tra gli scoppi testardi della
    benna, che cieca sembra, cieca
    sgretola, cieca afferra,
     
    quasi non avesse meta,
    un urlo improvviso, umano,
    nasce, e a tratti si ripete,
     
    così pazzo di dolore, che, umano,
    subito non sembra più, e ridiventa
    morto stridore. Poi, piano,
     
    rinasce, nella luce violenta,
    tra i palazzi accecati, nuovo, uguale,
    urlo che solo chi è morente,
     
    nell'ultimo istante, può gettare
    in questo sole che crudele ancora splende
    già addolcito da un po' d'aria di mare...
     
    A gridare è, straziata
    da mesi e anni di mattutini
    sudori - accompagnata
     
    dal muto stuolo dei suoi scalpellini,
    la vecchia scavatrice: ma, insieme, il
    fresco
    sterro sconvolto, o, nel breve confine
     
    dell'orizzonte novecentesco,
    tutto il quartiere... È la città,
    sprofondata in un chiarore di festa,
     
    - è il mondo. Piange ciò che ha
    fine e ricomincia. Ciò che era
    area erbosa, aperto spiazzo, e si fa
     
    cortile, bianco come cera,
    chiuso in un decoro ch'è rancore;
    ciò che era quasi una vecchia fiera
     
    di freschi intonachi sghembi al sole,
    e si fa nuovo isolato, brulicante
    in un ordine ch'è spento dolore.
     
    Piange ciò che muta, anche
    per farsi migliore. La luce
    del futuro non cessa un solo istante
     
    di ferirci: è qui, che brucia
    in ogni nostro atto quotidiano,
    angoscia anche nella fiducia
     
    che ci dà vita, nell'impeto gobettiano
    verso questi operai, che muti innalzano,
    nel rione dell'altro fronte umano,
     
    il loro rosso straccio di speranza.

da www.gabit.com/gabi/pasolini.htm


giovedì 23 marzo 2017

Spoon River: Lucinda Matlock


Andavo a ballare a Chandlerville,
e giocavo alle carte a Winchester.
Una volta ci cambiammo i compagni
ritornando in carrozza sotto la luna di giugno,
e così conobbi Davis.
Ci sposammo e vivemmo insieme settant’anni,
stando allegri, lavorando, allevando i dodici figli,
otto dei quali ci morirono,
prima che arrivassi a sessant’anni.
Filavo, tessevo, curavo la casa, vegliavo i malati,
coltivavo il giardino, e la festa
andavo a spasso per i campi dove cantavano le allodole,
e lungo lo Spoon raccogliendo tante conchiglie,
e tanti fiori ed erbe medicinali—
gridando alle colline boscose, cantando alle verdi vallate.
A novantasei anni avevo vissuto abbastanza, ecco tutto,
e passai a un dolce riposo.
Cos’è questa storia che sento di dolori e stanchezza,
ira, scontento e speranze fallite?
Figli e figlie degeneri,
la vita è troppo forte per voi –
ci vuole vita per amare la Vita.

Di Edgar Lee Masters.

Audio su Radio3.

mercoledì 22 marzo 2017

Ahimṣā, la nonviolenza

nonviolenza
non·vio·lèn·za

sostantivo femminile 

Rifiuto del ricorso a qualsiasi forma di violenza fisica, nella lotta per il riconoscimento di diritti civili o politici.


Così su Google.


Discorso sulla nonviolenza tratto dal film "Gandhi" del 1982.


Breve sitografia per noi
La nonviolenza...
spiegata da Unimondo.
su Treccani: nonviolenza, ahimṣā, pacifismo, Gandhi 
Cronologia Leonardo: La non violenza. Gandhi e la dottrina della resistenza passiva.
Rai letteratura: Violenza e non violenza, video.

Tema d'esame...

Strumenti per il ripasso... www.studenti.it/esame-terza-media-temi-italiano.html